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La legge di stabilità 2014. “Parturient montes, nascetur ridiculus mus”

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Più conosciuta come “la montagna ha partorito il topolino”, il sottotitolo è la frase utilizzata da Orazio Flacco Quinto, nella sua Ars Poetica, per criticare coloro che usavano promettere mari e monti per poi non mantenere le promesse fatte. A quanto pare anche il ddl di stabilità 2014 finirà con l’essere di gran lunga inferiore alle attese enfatizzate dall’attuale Governo. L’economista professor Tito Boeri l’ha definita ..”una legge per la stabilità del solo Governo. Una cura omeopatica per un malato grave, l’economia italiana. Ci sarebbero gli estremi di una denuncia per omissione di soccorso“. Anche se bisognerà aspettare il testo definitivo, sulla base delle dichiarazioni dello stesso Premier Letta è possibile fare alcune riflessioni partendo dalla sua dichiarazione in merito al fatto che  questa “ finanziaria non porterà aumenti di tasse ai cittadini anzi, anzi c’è una riduzione del carico fiscale per imprese e famiglie”.

A guardar bene, però, il taglio alla pressione fiscale sul lavoro è veramente minimo. Nel 2014 lo sgravio sulle buste paga, che riguarderà i redditi più bassi, sarà complessivamente pari a 1,5 miliardi di euro. Sulla base di prime proiezioni le buste paga più basse, grazie all’incremento delle detrazioni sui redditi da lavoro, aumenteranno al massimo di circa 170 euro annuali; in media circa 10 euro al mese. Ma coloro che hanno redditi bassi e familiari a carico, sicuramente non beneficeranno neanche di queste avendo già un’imposta prossima allo zero (incapienti). Come pure nessun beneficio spetterà a coloro che, avendo polizze assicurative, subiranno già dal 2013 la riduzione delle relative detrazioni, servita per abolire la prima rata IMU sulle abitazioni principali del 2013. Per le imprese, invece, ci sarà una riduzione di ammontare pari, anche questa, in media a 10 euro, frutto della riduzione dell’Irap sulla componente relativa al costo del lavoro solo per i nuovi assunti, e del taglio dei contributi sociali. Si è detto che questa è una prima tappa e si promette di intervenire ulteriormente nei prossimi anni. Ma è la solita promessa fatta tante altre volte e mai mantenuta, così come quella criticata da Orazio Flacco. Come si vede la dimensione della riduzione delle tasse è veramente irrisoria e molto probabilmente, così come già successe nel 2007 con il Governo Prodi, nessuno se ne accorgerà. Letta, come pure il suo Vice Alfano, dicono che non ci sono nuove tasse, ma ascoltando per bene le loro dichiarazioni troviamo l’aumento dell’imposta di bollo sulle comunicazioni relative ai prodotti finanziari (compresi i depositi bancari e postali) che passa dall’1,5 al 2 per mille, l’imposta una tantum sulla rivalutazione dei beni d’impresa e il rientro dei capitali dall’estero che ha tutta l’aria di essere un condono. Un aumento di imposte lo determinerà la rivisitazione delle detrazioni fiscali del 19% ( spese mediche, mutui, spese scolastiche, ecc.) che, se non produrrà un maggiore gettito per l’Erario di 500 milioni di euro nel 2014, determinerà la diminuzione dell’aliquota dal 19% al 18 già per il 2013 e al 17% nel 2014. C’è poi  il ritorno dell’Irpef sui redditi fondiari dei terreni e fabbricati non locati, in misura del 50%, cancellato all’ultimo momento nella scrittura definitiva del decreto sull’abolizione dell’IMU dello scorso 31 agosto. In merito alla TRISE (forse bisognerebbe chiamarla Triste), l’imposta che sostituirà la TARES, di fatto mai nata, e l’IMU sulle abitazioni principali non di pregio, aspettiamo che si definisca anche con i regolamenti comunali il complicato quadro delle aliquote, prima di fare qualsiasi bilancio. Il gettito andrà tutto a beneficio dei Comuni che, autonomamente, potranno stabilire detrazioni ed esenzioni, le quali sarebbero state coperte dal Governo con un trasferimento di 2 miliardi di euro.  A quanto pare, però, il trasferimento si è dimezzato, ed è più che reale il rischio di veder trasferita nelle tasche dei cittadini la differenza che manca. Altro che riduzione del carico fiscale per imprese e famiglie!

Fonte: Giovanni Puggione – Dottore Commercialista

La Redazione

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