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Un grande uomo in un paese piccolo: era mio padre!

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La storia di Ninuccio Pagone e il ricordo di chi l’ha conosciuto. Ma chi era “Ninuccio Pagone”? Ninuccio Pagone era un uomo fuori dal comune, un uomo che si è fatto da solo diventando imprenditore, e che spinto dal coraggio e passione sceglie di dedicarsi alla vita politica del nostro paese, diventandone protagonista per circa 20 anni. Aveva gli occhi profondi e guardava la vita con tenerezza. Animo gentile prima che gentiluomo, condito da una profonda ironia.

“Non si poteva non rimanere contagiati dalla sua verve caustica che straripava in mordaci battute spesso accompagnate da una gestualità pregna di allusioni, che riuscivano a strappare un sorriso anche ai suoi avversari più accaniti” (da “Paesi e paesi” – articolo di Gino Pastore del 17 Agosto del 1984). Per ricordare “Ninuccio” abbiamo incontrato alcuni colleghi, amici e parenti che meglio possono descrivere la sua personalità come politico e come uomo. L’ex sindaco Angelo Boezio lo ricorda così: “Ninuccio diventa assessore nel 1978, presentando una lista indipendente creata dallo stesso: eletto, riceve la delega allo sport. Ha sempre cercato di portare lustro allo sport capursese, in particolare si è impegnato alla realizzazione dell’impianto sportivo polivalente, oggi realtà. Il terreno sul quale è sorto l’impianto sportivo fu acquistato e pagato dall’ amministrazione guidata dal sindaco Michele Battista. Acquistato il suolo e approntato il progetto dall’Ing. Michele Campobasso, per realizzarlo c’era bisogno della copertura finanziaria. Con l’aiuto del senatore Vito Rosa, la cassa Depositi e Prestiti concesse un primo mutuo di 400 milioni di lire ed un secondo per coprirne l’aumento d’asta di 282 milioni di lire. Con l’inserimento di Ninuccio P. nel comitato regionale dello sport il comune di Capurso ottenne dalla Regione Puglia in 3 stralci circa 500 milioni di lire per consentire il completamento dell’opera. Era convintissimo della realizzazione dello stadio, e nella sua mente geniale “un vulcano di idee”. Voleva uno stadio utilizzato in primis da una squadra locale sempre in crescita e anche a disposizione delle squadre di livello nazionale grazie alla struttura di pregevole fattura e a un manto erboso invidiato da tutti! Pensava già alla realizzazione di un palazzetto dello sport all’interno dello stadio; voleva realizzare un tensostatico, lui era avanti. E’ stato un amico fraterno che manca a me e ai capursesi, specie in questo momento di appiattimento della politica”. Carlo Capobianco amico e collega consigliere: “Era un imprenditore prestato alla politica. Un grande uomo con un cuore grande, una mente fuori dal comune, il suo cervello lavorava a 360 gradi capace di risolvere tutte le situazioni più ingarbugliate. Ricordo un episodio particolare di un viaggio a Roma all’ANCI (ndr. Associazione Nazionale Comuni Italiani) per rappresentare il comune di Capurso. Terminata la riunione, sbagliando volutamente strada ci recammo prima a Reggio Emilia per il pranzo, ospiti dalla sorella di un nostro amico assessore, al ritorno cena a Cesena dove ci fece gustare dell’ottima cacciagione. Era straordinario, sempre allegro, ottimo commensale e una buona forchetta”.

Vito Carbonara suo amico ex calciatore: “Fondò con altri capursesi la squadra chiamata URSUS CAPURSO che militava in terza categoria nel 1979/1980. Era un dirigente estroso, voleva portare la URSUS in alto. Dimostrava di esserti amico pur non essendo immune da difetti, era un mio grande amico, sempre felice. Poteva crollare il mondo, lui sapeva come sollevare tutto e aveva sul viso stampato sempre il sorriso”.

Sua figlia Titty :“ci ha insegnato a credere, perseguire e raggiungere obiettivi con tenacia grazie al suo credo: non può essere più oscuro della mezzanotte. L’amore per il proprio paese l’ha portato a vivere a pieno la vita politica capursese. Non ho intenzione di arrogargli meriti non dovuti ma bensì riconoscergli una delle sue vittorie: lo stadio comunale. Non voglio accampare pretese di rispetto ma solo risvegliare la sensibilità dell’istituzione. Chi lo ha incontrato lo ricorda con un sorriso, questo il dono più grande che ha dato al nostro paese”.

Chiedendo chi era “Ninuccio Pagone” tutti mi hanno risposto in primis con un sorriso. Chiedendolo a sua figlia mi ha risposto che “era semplicemente mio Padre”.

Giuseppe Buono

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