Pino Mazzarano

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Capurso Web TV è al secondo appuntamento della nuova rubrica “Due chiacchiere con …

Per questa occasione le nostre telecamere sono state ospitate nella bella e ospitale saletta del Billionaire Cafè in via Mizzi, 116 a Capurso.

Abbiamo avuto il piacere di chiacchierare con Pino Mazzarano, musicista di fama internazionale che ha studiato e collaborato con differenti artisti: Ettore Fioravanti, Roberto Ottaviano, Gianluigi Trovesi, Bruno Tommaso, Bill Frisell, Andy J. Forrest, Patrizia Conte, Pino Minafra,Gianni Lenoci, Massimo Moriconi, Enrico Rava, Steve Lacy, Glenn Ferris, Mario Rosini, Bruno Tommaso, J Garrison, Mike Applebaum, Tim Berne, Billy Cobham, Marco Siniscalco,Tulio De Piscopo, Katia Ricciarelli, Patty Pravo, Sara Jane Morris, Al Bano, ecc.

Ecco a voi alcune delle domande fatte a Pino. L’intervista integrale potrà essere visionata sul nostro sito www.capursowebtv.it, o utilizzando il QR Code al fondo della pagina.

Ogni genere musicale deve essere imparato o bisogna sentirlo, tu sei molto improntato per il jazz, lo senti nel sangue oppure l’hai imparato nel tempo?

Allora, io ovviamente ho iniziato giovanissimo, come tutti i musicisti, a studiare, diciamo che ci sono arrivato, perché io comunque provengo dallo studio accademico dello strumento, sono diplomato in chitarra classica e al jazz ci sono arrivato per una serie di coincidenze fortuite. E’ chiaro che lo ascoltavo comunque tanto ma non lo studiavo, non mi ero mai avvicinato perché avevo l’idea chiara che avrei continuato a fare il concertista classico perché studiavo tantissimo. Insomma uno strumento classico e uno studio accademico classico ti porta a studiare dalle 4 alle 8 ore al giorno e anche di più quando sei sotto esame o sotto concerto. Quindi nulla mi lasciava…, nessun pensiero che io avessi completamente cambiato rotta. E’ stato veramente un caso, è chiaro che poi ho cominciato a studiare, all’inizio da solo.

Hai detto imparato, studiato la musica fin da piccolo, ti ricordi per caso quando hai iniziato ad amare la musica?

Come no, mi sono avvicinato perché…, non provengo da una famiglia di musicisti provengo da una famiglia che cantava, cantavano anche quando dormivano fondamentalmente, mio padre cantava alle solite feste, ai matrimoni, avevo una zia che lo faceva di professione, mia zia che adesso vive a Ferrara, un altro mio zio che vive a Como che lo faceva di professione, cose tipo matrimoni ecc. che si fanno ancora oggi e lavoravano tantissimo ed erano anche molto bravi, quindi si respirava comunque aria di musica, i dischi giravano se non a casa dei miei a casa dei miei nonni, un po’ dappertutto. Io a 4 anni ho avuto il mio primo strumento vero, regalato da mio padre, che era una batteria, vera, in miniatura, io ho cominciato a suonare sui dischi, quindi hanno capito subito che avevo questo senso ritmico molto forte. A 8 anni ho cominciato a studiare. A 8 anni ricordo benissimo, ricordo quell’immagine davanti agli occhi, io uscivo da scuola di pomeriggio e ho visto in fondo alla strada mio padre con una chitarra in mano, ed un signore vicino che mi spaventò un po’ a vederlo, era questa immagine un po’ Giuseppe Verdi, con questa barba lunga, capelli lunghi, era giovanissimo, è giovane anche ora, avrà 60 anni oggi, 62, è stato il mio primo maestro che si chiama Alessandro Sassi e ricordo veramente bene. Frequentavo la terza elementare, avevo 8 anni e quel giorno ho fatto la mia prima lezione di chitarra con lui e non ho mai smesso!

Oggi con la crisi che c’è un po’ in giro si può vivere di musica?

Oddio, io credo che con la crisi che c’è in giro tutti fanno fatica a vivere. E’ difficile riuscire a proporre le tue cose, è difficile a proporre, quando il linguaggio comincia ad essere un attimino articolato perché vuoi dire la tua, perché il tuo bagaglio, le tue competenze, tra virgolette, ti portano ad una crescita quindi vuoi tentare di… ed è difficile, perché ci sono tanti timori, della serie ho scritto un mio testo, ho fatto la mia cosa, ho scritto la poesia .. ed è già tanto comunque che qualcuno ti ascolti. Vivere di musica… io ci vivo, alla fine comunque, secondo me è più difficile… mi piacerebbe suonare solamente quello che mi piace, diciamo che in parte ci riesco, fortunatamente, è chiaro che l’insegnamento mi ha messo nelle condizioni di scegliere. Fortunatamente non insegno un’altra cosa, insegno chitarra quindi…

C’è un altro strumento che ti piace però che non sai suonare, oltre la chitarra?

Uno strumento che io adoro, che non so suonare, perché qualche altro strumento lo so suonare è il violoncello. Il violoncello sarebbe stato forse il mio primo strumento. E’ uno strumento che adoro alla follia, io amo tantissimo il pianoforte, tantissimo… mi piacciono tutti gli strumenti, suonati bene mi piacciono tutti. Però è lo strumento che fisicamente mi prende tantissimo  è proprio un fatto viscerale, quando mi capita non lo tocco mai, ho questo senso di rispetto.

Se pensi a Capurso che tipo di musica, genere musicale ti ispira?

Potrei dire nessuna e spiego anche perché, non mi sento molto mediterraneo come concezione musicale. Purtroppo, devo dire una cosa che darà molto fastidio. Anche nel Jazz ci sono influenze mediterranee, ma non ne abbiamo, non mi piace… le cose cattive si possono dire? … non mi piace la pizzica, non mi piace… tutto quello che nasce… non mi sento mediterrano, ho una concezione troppo americana per essere… infatti sono contentissimo, sono stato veramente felicissimo, quando a Capurso è nata questa … è nato questo movimento di Jazz incredibile, insomma, arrivano nomi che vedevamo solamente a Umbria Jazz, e questo grazie a Michele Laricchia, un carissimo amico, nonché cugino acquisito, perché sua moglie è mia cugina… ed è bellissimo, ed ho avuto anche il piacere e l’onore poi di presentare il mio lavoro l’estate scorsa a questo festival e quindi… adesso Capurso io lo lego musicalmente a questo evento molto grande. Però se mi chiedi musicalmente Capurso, Triggiano o Bari o il sud purtroppo questa… che ci voglio fa’ … devo dire la verità, non posso dire…, magari lo facessero tutti.

Un aneddoto della tua carriera?

Mamma mia, un aneddoto della mia carriera… Non lo so ma già quella cosa importante che è stata la svolta di questa esperienza, il cambiamento io veramente lo vivo come aneddoto. Perché veramente io ho accompagnato un mio amico, eravamo in conservatorio, avevo la chitarra con me, e poi mi hanno chiesto perché non … fai ancora in tempo. L’aneddoto è semplicissimo, c’erano 14 chitarristi venuti da ogni parte dell’Italia, isole comprese, erano lì nel corridoio che suonavano, erano veramente impressionanti, io non sarei mai riuscito. Era follia per me riuscire a capire quello che stavano facendo, perché mi ero appena diplomato in chitarra classica, invece ho vinto quella selezione perché ero l’unico che sapeva leggere. Ed era una cosa assurda, poi ovviamente le cose sono cambiate sicuramente si sono messi in riga anche loro, però veramente… il rapporto tra me e loro era ridicolo, perché loro erano veramente dei mostri suonavano Jazz a un livello… però loro cercavano … avevano bisogno di qualcuno che sapesse leggere. Diciamo che questo è l’aneddoto, è un aneddoto che ti porta a capire lo studio che cosa significa, anche nel Jazz quello che consiglio, qualsiasi genere ha bisogno di avere la rigidità proprio dello studio accademico. E’ importante, qualsiasi cosa si faccia. Sempre con criterio.

Un grande in bocca al lupo a Pino che ci ha rivelato che sta per produrre un nuovo album che a breve comincerà a registrare!

Amici lettori di CapursoWebTv a presto.

Lucrezia Macchia

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