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Dalla crisi dei subprime del 2008 alla caduta del Governo Berlusconi

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B-D-S, non è certamente il classico A-B-C che un bambino cercherà di imparare nel suo primo anno di scuola, sono solo le iniziali di tre termini, B come Bond da non confondersi con il celebre agente segreto, D come Default, S come Spread, che frequentemente, per non dire in modo ossessivo aleggiano nell’aria in questi ultimi tempi sui media e giornali.

Termini questi riconducibili, a quella che, negli ultimi tre anni, è stata definita come la peggior crisi economica dal dopoguerra che ha colpito non solo il nostro paese ma il mondo intero. Ma andiamo per gradi e proviamo a ricostruire le tappe di questo disastro economico. La recessione economica, partita nel 2008 dagli USA, con la crisi dei subprime, ha poi investito lentamente tutto il globo. Tra i principali fattori scatenanti la recessione, i principali sono senza dubbio l’innalzamento dei costi delle materie prime, che hanno portato ad un elevato tasso di inflazione determinando una crisi nei mercati borsistici mondiali. Da tutto ciò naturalmente non è esente il nostro Paese, anzi, possiamo dire analizzando i dati che siamo stati uno dei paesi dell’Euro-zona maggiormente colpiti, tale da essere definiti l’ago della bilancia; se crolla l’Italia si porta con se i colossi della zona Euro.

Fatta questa premessa su quella che è la situazione sia globale che nazionale, non possiamo non escludere da questa analisi la situazione economica dei piccoli comuni come il nostro. Tra le cause di una situazione non certo florida, vi è il discusso patto di stabilità, nato dall’esigenza di convergenza delle economie degli Stati membri della UE verso specifici parametri, comuni a tutti, e condivisi a livello europeo (indebitamento netto della Pubblica Amministrazione/P.I.L. inferiore al 3% e rapporto debito pubblico delle AA.PP./P.I.L. convergente verso il 60%). Non da ultima la legge di stabilità interna, causa scatenante le dimissioni dell’ultimo governo in carica, che porterà sicuramente dei cambiamenti, tra questi, quelli che riguardano le pensioni con innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni, l’aumento delle accise sui carburanti, l’aumento delle aliquote I.V.A. che ovviamente si tradurranno inevitabilmente in un aumento dei prezzi al consumo. Detto questo, lasciamo alla vostra immaginazione quali siano la prospettive per il futuro prossimo, sia per le Pubbliche Amministrazioni sia per noi contribuenti, chiamati ancora una volta a cercare di risanare il debito pubblico della nostra Nazione, che ha raggiunto livelli critici.

Bond, Default e Spread?…Cosa sono questi sconosciuti. Il nostro glossario economico.

BOND – Il Bond o obbligazione è un titolo di credito. E’ un prestito concesso dall’investitore all’emittente dei bond: uno stato, un governo, una organizzazione internazionale o una società privata. Quando si emette un bond, l’emittente si impegna a:

restituire il capitale scritto sul titolo (valore nominale) alla scadenza del prestito;

effettuare una serie di pagamenti periodici (cedole) calcolati in base a un tasso di interesse prestabilito.

DEFAULT – Si chiama default (fallimento) di uno Stato la condizione in cui il governo di un paese non è in grado di pagare in tutto o in parte il proprio debito. Lo Stato sceglie cioè di non rimborsare il valore dei propri titoli di Stato e dei relativi interessi. La decisione è dettata da un indebitamento insostenibile, quindi dalla mancanza di liquidità necessaria a far fronte ai pagamenti. Lo Stato, insomma, è insolvente.

SPREAD – Con il termine Spread (espansione, apertura, ampiezza) si indica in gergo economico-finanziario il differenziale tra il tasso di rendimento di un’obbligazione e quello di un titolo privo o a bassissimo rischio, e che viene preso come benchmark, ossia come riferimento. Nella cronaca dei mercati, lo spread indica lo scarto esistente tra il Bund tedesco, emissione più solida d’Europa, e i titoli di stato di paesi che presentano rischi più elevati. Di conseguenza, lo spread diventa una misura del rischio finanziario associato all’investimento nei titoli, nel recupero del credito da parte del creditore: maggiore è lo spread, maggiore sarà il rischio connesso all’acquisto di titoli.

TASSO DI INFLAZIONE – aumento generale del livello dei prezzi al consumo espresso in termini percentuali. L’inflazione riduce il valore del denaro: praticamente a parità di denaro si possono fare meno acquisti.

SUBPRIME – I mutui “subprime” (tipici del mondo anglosassone) sono mutui concessi ed erogati a clientela non “prime”, cioé a clientela che difficilmente è in grado di far fronte all’impegno preso.

Giovanni Calabrese

© Riproduzione riservata

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