Il vuoto di un ventennio. È questo che sente il figlio del professor Tramontana, studente universitario. E’ il vuoto che Italo vorrebbe colmare in una tesi in Storia moderna sul berlusconismo. Vuoto amplificato dal rimpallo tra docente ed assistente, nel flipper di un mondo che non è più. Ma pesa. Il primo ricordo cosciente di Italo riguarda Berlusconi. Aveva solo dieci anni. Oggi, trentenne, il cerchio si chiude, su una analisi quasi impossibile di un sistema che cola a picco. E in questo naufragio annegano anche le normalità di una famiglia borghese, percorsa da invisibili ma pregnanti atrocità.

Questo vuoto, civile e personale, è così magistralmente descritto e raccontato da Paolo Di Paolo nel romanzo “Dove eravate tutti”, edito Feltrinelli, quest’ultimo oggetto dell’appuntamento di lunedì 7 novembre, alle ore 18.30 presso la biblioteca D’Addosio, con il Presidio del libro Cartesio. In questo particolare momento politico, tale romanzo appare quasi didascalico della fine di un mondo ma non del Mondo. Nella mente dei trentenni si dipanano chiari i confini di una “nuova vita”, dove nani, ballerine, gobbi e tutto il resto della compagnia di giro tornano nei loro “habitat naturali”. Sono intervenuti, in un clima attento, oltre all’autore, il giornalista Giancarlo Visitilli, il dirigente scolastico Tommaso Montefusco, il Sindaco Francesco Crudele e la responsabile del Presidio del libro Rossella Santoro. La discussione è ampia quanto il numero degli spunti che il romanzo offre. La solitudine di una generazione che vede i genitori rinchiusi in una pseudo-rivoluzionaria autoreferenzialità nostalgica. Fuori dagli orizzonti della memoria dei fasti (forse anche un po’ nefasti) di tempi che non saranno più, la civiltà brucia. E non abbiamo neanche un Nerone che sia in grado di compiacersi del rogo.

Adriano Guglielmi

© Riproduzione Riservata