Luigi BUONO nacque a Capurso il 19 febbraio 1896 da Vito Francesco Buono e da Maria Concetta Barruffi. Quinto di otto figli, ebbe come maestro elementare il noto concittadino Federico Epifania, che rafforzĂ² in lui la giĂ innata passione per l’arte scultorea. Le strade del paese e i campi circostanti gli offrirono sufficiente materia prima, con la quale egli riusciva a modellare agili figure di burattini e tutto ciĂ² che rimaneva impresso nella sua mente di fanciullo.
Era gioviale e allegro e gli piaceva anche la musica, che conosceva ed amava, ma che non riusciva ad interpretare con piglio artistico, nonostante avesse dimestichezza con vari strumenti musicali. La sua vera passione rimaneva la scultura. A venti anni, dopo aver sottratto la somma necessaria al padre, scappĂ² a Roma, dove studiĂ² all’Istituto di Belle Arti e vinse subito una borsa do studio, Contemporaneamente, forse anche per sbarcare il lunario, andĂ² a lavorare presso lo studio di un noto scultore romano, sulla Via Flaminia. Erano gli anni della Prima Guerra Mondiale.
Nell’estate del 1921, venuto in vacanza a Capurso, conobbe la signorina Maria Dragonetti, che sposĂ² il 7 luglio dello stesso anno con nozze riparatrici. Questo episodio influì non poco sulla sua carriera, poichĂ© egli dovette interrompere per sempre gli studi. Con la moglie abitĂ² presso i genitori e si ridusse a fare il manovale nei cantieri edili, dove il padre era maestro muratore. Nei ritagli di tempo si dedicava alla scultura.
Le ristrettezze economiche di quegli anni gli impediscono di realizzare opere di un certo respiro artistico costringendolo a modellare con gesso busti di fanciulli o di personaggi mitologici.
Uno dei personaggi capursesi che colpiva la sua fantasia in quel tempo era “Don Mingh”, un vecchio e impenitente scapolone, un po’ sbilenco, che egli ritrasse nel bronzo, che espose poi all’ammirazione dei capursesi nella vetrina della famacia di Marco De Giosa in piazza.
“Don Mingh” viveva in casa del Notaio Sabino Volpe. CiĂ² bastĂ² ad avvicinare il Buono al professionista, il cui hobby era l’arte scultorea. Una sua “PietĂ ”, infatti, avrebbe dovuto ornare il monumento funebre di famiglia (un’antica ara romana), ma per un inconveniente tecnico dovette rimanere per molto tempo priva di collocazione, finchè qualche anno fĂ andĂ² in pezzi.
Il Notaio, in alternativa, eseguì una serie di disegni riflettenti il gusto dell’epoca (si era in pieno regime fascista) e incaricĂ² il “muratore-scultore” di tradurli in bassorilievi in gesso, che ancora oggi ornano la cappella gentilizia della famiglia Volpe nel cimitero di Capurso.
Il monumento suscitĂ² una certa indignazione nei paesani, che mal vedevano in un luogo sacro la presenza di immagini di giovani donne, dai procaci seni nudi e dai pepli leggeri, che lasciavano intravedere le armoniose linee dei loro fianchi.
La prima opera di notevole impegno per il Buono fu la realizzazione del “Monumento ai Caduti”, inaugurato a Capurso il 4 novembre del 1923.
L’opera, in bronzo, fece bella mostra di sĂ© fino al 1941, epoca in cui il PodestĂ Francesco Cardone la donĂ² alla Patria. Allo stesso periodo apparteneva il monumento in bronzo dedicato ai Caduti del vicino Comune di Noicattaro, anch’esso donato alla Patria.
Di pregevole fattura risultarono i bozzetti in gesso che egli, su disegno dell’architetto ForcignanĂ² di Bari, modellĂ² in scala e a grandezza naturale per il palazzo Mincuzzi di Bari.
A quello stesso periodo risalgono le “cariatidi” che impreziosiscono ancora ogi il signorile Palazzo De Angelis a Capurso.
Il 1933, chiamato a Taranto dal fratello Francesco, che aveva avviato un cantiere edile, vi si trasferì e si dedicĂ² a vari lavori sussidiari dell’edilizia civile.
Due anni dopo scolpì nella pietra il Monumento ai caduti di Carosino, al quale seguì, nel 1936 la pregevole fontana pubblica per una caratteristica piazzetta di Grottaglie.
Passata la bufera della II Guerra Mondiale, agli inizi del 1950 ricevè la visita del Presidente dell’Associazione Combattenti di Capurso, sig. G. Petrosino e del maestro Francesco Cardone, entrambi incaricati dal Comune di Capurso di commissionare allo scultore un nuovo monumento ai caduti per il nostro Comune. Il Buono scolpì il monumento in pietra che si erge nei giardini pubblici di Piazza Matteotti.
Durante gli ultimi anni della sua vita, il muratore-scultore si dedicĂ² quasi interamente alla realizzazione di monumenti funebri. Ed è singolare che egli, d’indole così serena, gioviale ed allegra. abbia saputo rappresentare con profonda familiaritĂ il dolore altrui.
Il 1° aprile del 1956, l’uomo che tante volte aveva tratto dall’arida materia palpiti di vita, fu di questa privata per un male incurabile.
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copia integrale del saggio tratto da “Capurso – tra storia e cronaca” di Gino Pastore – Capurso 1983. Anche le tre immagini in B/N sono tratte dalla stessa pubblicazione. L’ultima immagine, qui a destra, è l’attuale monumento ai caduti di Capurso in Piazza Matteotti (foto Capurso Web Tv). Si ringrazia l’Autore per la gentile concessione.